Dipendenze
Dipendenze da gioco online negli adolescenti
Parliamo di dipendenza da gioco online quando la maggior parte del tempo di una persona, anzichè essere investita nei rapporti sociali e nelle relazioni umane, viene trascorsa in solitudine davanti ad uno schermo. Gli adoloscenti che, per varie ragioni, vivono dei tumulti relazionali possono crearsi una nuova vita, sostituendo la realtà digitale con la realtà vera e propria. Il ritiro sociale non riguarda solo la scuola ma anche lo sport o la sessualità. Questa alienazione, il più delle volte, è causa di rabbia eterodiretta o autodiretta, riscontrabile soprattutto quando si sottrae il computer contro la volontà dei ragazzi. Non è un caso che la maggior parte delle situazioni di abuso del computer in adolescenza riguardi le cosiddette “dipendenze da gaming-online”, dove i giochi sono per lo più ad alto contenuto di aggressività.
Dipendenza da internet
Paradossalmente la dipendenza da internet è un fenomeno riscontrabile soprattutto nei cosiddetti “immigrati digitali” – vale a dire, gli adulti – rispetto ai “nativi digitali” – ossia gli adolescenti di oggi. L’era digitale offre l’opportunità di vivere le variabili spazio-tempo in maniera completamente diversa, dove gli eventi si sovrappongono e dove le attese sono quasi azzerate. Ne consegue un modo di vivere più compulsivo, in cui lo spazio virtuale è un “senza luogo”, dove si possono avere rapporti in qualsiasi punto del mondo; in qualsiasi momento del giorno e della notte, “scorporizzando” la dimenzione reale e fisica del contatto umano. Oggigiorno, pertanto, ci si confronta con questi due elementi: perdita della capacità di attesa e perdita della capacità di stare da soli. Desiderare vuol dire anche saper aspettare, per contro, ciò che si trova al posto del desiderio, è una compulsione, una spinta all’agire, al godere e al soddisfacimento immediato.
Gioco d’azzardo patologico o Ludopatia
Con il termine “ludopatia” si intende il “gioco d’azzardo patologico” (GAP), ossia, il desiderio compulsivo di giocare scommettendo dei soldi. Naturalmente, non tutti coloro che giocano o scommettono si devono considerare patologici, ma la questione è legata soprattutto alla motivazione di chi gioca e alla misura che, conseguentemente, assume quel tipo di comportamento. Una differenza fondamentale tra ciò che è divertimento e ciò che è patologico consiste, sicuramente, nello spendere più denaro di quanto ci si possa permettere, ma anche quanto ossessivamente l’idea di giocare occupi i pensieri del giocatore.
“Azzardo” nel suo significato etimologico (arabo e francese) significa “dado” e quest’ultimo è uno strumento che anticamente si utilizzava per le scommesse. Si scommetteva attraverso l’uso del dado e questo esito incerto rimesso al caso, alla fortuna, portava a vivere un’emozione. Quando entriamo nel terreno della ludopatia, si riempie il vuoto della propria vita con la frenesia, con una spinta che alimenta un circolo autodistruttivo irrefrenabile: il giocatore insiste nel giocare per “prolungare questo stato di piacere”. Ad esso si aggiunge l’idea di poter riprendere i soldi persi, o di usare presunte abilità laddove tutto è deciso dalla fortuna.